L'erotismo e la memoria: "L'Amante"

(Ritratto di Marguerite Duras - Immagine tratta dal web)


"Guardavo quel che faceva di me, come si serviva di me, non avevo mai pensato che si potesse farlo in quel modo, andava oltre le mie aspettative, assecondava il destino del mio corpo. 
Così ero diventata la sua bambina".

L'Amante è un titolo del 1984 di Marguerite Duras ed è stato pubblicato quando l'autrice aveva ormai settanta anni.
Si tratta di un'opera molto particolare, non per il contenuto in sé, ma per lo stile e la forma che contraddistinguono un testo tutto sommato breve e lo rendono unico, pregno di significato e di potenza comunicativa.

"La guarda, a occhi chiusi continua a guardarla. Respira il suo viso, respira la fanciulla, a occhi chiusi ne respira il respiro, l'aria calda che esce da lei".

Il libro racconta, in una vicenda esplicitamente autobiografica, l'esperienza della protagonista francese che, a quindici anni, diventa l'amante di un giovane rampollo di ricca famiglia cinese. La storia è ambientata in Indocina, negli anni Trenta, e una delle prime fratture che si abbattono sul lettore è l'impossibilità di lasciarsi andare a un amore che, per etnia e stato sociale, si sa da subito destinato alla fine. Non c'è speranza, non ricerca di uno svelamento nella storia che possa stupire chi legge, o portarlo a credere che la narrazione, a un certo punto, cambierà di rotta.
Non c'è nulla di tutto questo, ma ciò che caratterizza questo romanzo è la frammentarietà che, insistita, blocca lo scorrere della fantasia, interrompe il coinvolgimento. Il racconto si spacca in immagini che si susseguono, che ora si focalizzano sulla relazione vietata, ora sulla famiglia d'origine della protagonista e sul rapporto conflittuale con la madre, ora sulla descrizione dei fratelli (quello cattivo, che incute timore, e quello buono, che ispira protezione), ora sull'emarginazione che questo amore costerà alla ragazza.
Il tono è sostenuto e lo stile crudo, freddo, quasi didascalico. Eppure dalle parole intrise di dolore e di cinismo dell'autrice si percepisce l'amarezza per ciò che è stato e, soprattutto, per ciò che non è potuto essere. 

"(...) Gli aveva chiesto di lasciargliela amare ancora, prima di rimandarla in Francia, di lasciargliela ancora, un anno forse, perché gli era impossibile dimenticare così presto quell'amore, era ancora troppo nuovo, troppo forte, troppo impegnato della sua violenza nascente, era ancora troppo atroce separarsi dal corpo della bambina bianca (...)".

Duras cambia spesso registro, alternando la scrittura in prima persona a quella in terza persona, cercando così di distaccarsi dai propri ricordi, di trasmettere la sensazione che nemmeno lei stessa voglia farsi più coinvolgere dalla sua memoria, e che si limiti a raccontarla attraverso stralci confusi e lontani che ben si addicono a un narratore di una certa età.

"Ricordo confusamente i giorni. La luce del sole sbiadiva i colori, ci opprimeva. Mi ricordo le notti. L'azzurro arrivava oltre il cielo, avvolgeva ogni volume, copriva il fondo del mondo".

Però quello che l'autrice ottiene è proprio l'effetto opposto: un coinvolgimento da parte del lettore che percepisce tutta la sua sofferenza e la potenza di una passione che non può nemmeno essere descritta, ma semplicemente annotata, come un evento accaduto, passato, finito.

L'erotismo di cui questo libro trasuda, nonostante la brevità, è figlio di uno stile tanto particolare; descrizioni efficaci che immediatamente evocano in chi legge la sensazione del proibito; avvicinamenti e allontanamenti dalle scene sessuali, che non sono mai volgari, mai troppo esplicite, eppure incredibilmente potenti. La memoria che, solo apparentemente confusa, sembra fare da filtro, ma in realtà conosce bene dove essere chiara, dove soffermarsi, quando regalare dettagli e quando esserne avara, in un continuo e totale impossessarsi del lettore che, suo malgrado, non può che adeguarsi a ritmi inediti, a desideri ancora vivi, ancora del tutto percepibili.

"La prende come prenderebbe la sua bambina. Prenderebbe così la sua bambina. Gioca con il corpo della sua bambina, lo volta, se ne copre il viso, la bocca, gli occhi, e lei continua ad abbandonarsi assecondando il suo gioco. Di colpo è lei a supplicarlo senza dirgli di che cosa e lui le grida di star zitta, di non volerla più, di non volere più godere di lei, ed eccoli di nuovo avvinti, incatenati insieme nello spavento, ed ecco lo spavento dissolversi, ecco che gli cedono ancora, in lacrime, disperati, felici".

(A cura di L.M.)


L'Amante, Marguerite Duras. Ed. Feltrinelli, pagg. 123 -  € 7,99

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