La Maschera: il fascino del mistero


E' in arrivo il Carnevale!
Quale occasione migliore per parlare di maschere, se non la festa che ne esalta (e ne esaspera!) il significato?

Per quanto noi lo diamo per scontato, infatti, la maschera porta in sé un arcobaleno di significati che le hanno conferito nei secoli una storia quasi a sé stante rispetto all'evoluzione della società umana. Sono molti i ruoli assunti dalla maschera, innanzitutto religiosi, legata a culti sciamanici e all'esorcizzazione del male e di tutte le paure della comunità. Alle maschere è stato assegnato un valore risolutivo, per permettere all'uomo di affrontare l'ignoto con più coraggio, di dare senso alle paure ataviche, in primis quella della morte. Spesso le maschere erano legate a riti di passaggio, a un simbolismo religioso che permetteva di creare un ponte con le esperienze passate. Inoltre, parte integrante negli antichi riti di fertilità, la maschera rappresentava il Nuovo nascente dal Vecchio. Nei secoli, attraverso i numerosi riti e le credenze, la maschera ha assunto una valenza quasi magica.

Anche da un punto di vista politico la maschera ha assunto un particolare valore, legato alla rappresentazione del potere ed esteso poi al modo di vestire e di rappresentare il proprio dominio su un popolo; basta pensare allo sfoggio di ricchezza e potere dei nobili francesi attraverso i loro vestiti appariscenti, soprattutto nei secoli XVII-XVIII, per rendersene conto. Le maschere, attraverso la goliardia, diventavano però anche una sorta di equilibratore sociale, un punto di incontro tra le classi dominanti e subalterne, che permetteva di esasperare le tensioni fra le classi e di risolverle satiricamente, senza sfociare in episodi estremi di violenza: le classi inferiori, infatti, tramite le maschere avevano l'opportunità di sbeffeggiare i nobili e i ceti privilegiati, in occasioni ben definite che origineranno poi le manifestazioni carnevalesche, tra le quali il più significativo era certamente il Carnevale di Venezia. 

Ma il ruolo che più ci interessa della maschera è quello legato al gioco, al divertimento e, in ultima analisi, alla seduzione. Con la letteratura, i dipinti e tutte le opere che riproducono le leggende legate al Carnevale di Venezia, la connotazione seduttiva della maschera trova la sua massima espressione. Le avventure di Casanova negli eleganti salotti della Venezia illuminista, dove il Carnevale manifestava le sue caratteristiche più forti, rappresentano un quadro chiaro dell'ambiente; non va trascurata nemmeno la durata del Carnevale, che iniziava il ventisei dicembre e proseguiva ininterrottamente, tra scherzi goliardici e avventure erotiche, per quasi tre mesi. Le maschere veneziane non sono soltanto un accessorio irrinunciabile del celebre Carnevale, ma sono sempre state protagoniste di scandali, tradizioni e usanze cittadine, fino ad identificarsi con la città in ogni periodo dell'anno, al di là delle feste "ufficiali" e sfrenate.

Tra le maschere veneziane sono famose ancora oggi la Moretta e la Bauta. La Moretta era una piccola maschera di velluto nero (da qui il nome, da "moro", che in veneziano significa nero, scuro), di origine francese, riservata esclusivamente alle donne; inizialmente era usata dalle dame quando si recavano dalle monache, in rispettoso silenzio. La Moretta, infatti, non permetteva a chi la indossava di parlare, e da qui prende origine il secondo nome di questa maschera, la "Muta". Nel tempo la Moretta (o Muta) diventò molto comune tra le donne veneziane, soprattutto tra il XVII e il XVIII secolo, quando nascondere il volto era considerato un modo per apparire più affascinanti e misteriosi. Paradossalmente le dame erano molto più disinibite nel mostrare il proprio corpo: la moda del tempo prevedeva ad esempio l'ampio scollo detto appunto "alla veneziana", velato e molto generoso, che lasciava intravedere la forma del seno. 
Il vero tesoro di una donna, quindi, era il volto, quale specchio del suo mondo interiore, dei sentimenti e delle intenzioni. La maschera quindi era considerata uno degli strumenti fondamentali nel complicato gioco della seduzione: il corteggiatore doveva essere tanto abile da convincere la donna amata a rimuovere la maschera. 

Nel Settecento la maschera più usata era la Bauta, costituita da un tabarro (mantello nero), un tricorno, e la "larva" (fantasma, dal latino), una maschera bianca. Il successo di questa maschera è sicuramente legato alla sua semplicità e al fatto che permetteva di muoversi per Venezia senza essere riconosciuti: amanti, agenti segreti, spie, monache viziose uscite di nascosto dai conventi, personaggi politici in incognito, potevano infatti muoversi liberamente e con discrezione.

"Bella cosa è la maschera inventata da colui che fece la prima bauta, perché questo rende ogni grado ed età di persone in comoda eguaglianza e non pone in suggezione niuno delli due sessi e tanto più che usandosi oggidì il tabarro nero e li volti bianchi, serve il tutto di economia e libertà di fare le sue spese, di tentare le proprie idee e colpa ne ha solo chi cambia il bene in male col medesimo mezzo".
(Pietro Gradenigo)

In qualche modo le maschere corrispondono al desiderio di uguaglianza e discrezione, fondano il loro fascino su quel lato enigmatico che ognuno di noi ha dentro di sé.
Indossare una maschera consente infatti di dar vita a una sensazione di mistero, di creare una particolare tensione sensuale e allegra, di sentirsi liberi di giocare con se stessi e le proprie inibizioni. La maschera permette infatti di nascondere e confondere, cela la vista di chi guarda e limita lo sguardo di chi la indossa, creando un clima di complicità e sorpresa che rende l'intimità stuzzicante e affascinante. Un gioco di ruoli con la capacità di scoprire nuove sensazioni e consolidare le coppie più affiatate, un modo per conoscere meglio se stessi e il proprio partner.

Naturalmente tutto questo è esasperato durante il Carnevale dove, oggi come nei secoli passati, gioco, allegoria, scherzo e rinascita sono il filo conduttore. E' una festa sfacciata, il Carnevale, si sa: a Carnevale ogni scherzo vale!

E allora... Buon Carnevale a tutti!

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Lo Staff 



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